Ho intervistato per voi lettori di AmiciziaVera.com un personaggio che ha dedicato la sua vita professionale a migliorare la qualità della vita della gente attraverso la crescita personale. Sto parlando di Antonio Quaglietta.
Oltre che per la sua professione di counselor, di coach e di formatore, Antonio è conosciuto sul web grazie al suo sito web RicomincioDaMe.it.
Vi dico solo che alcune delle sue risposte alle mie domande di questa intervista mi hanno davvero stupido (positivamente), ma non voglio anticiparvi nulla, quindi bando alle ciance e buona lettura!
Intervista ad Antonio
Marco: Ciao Antonio! Che ne dici di raccontare brevemente ai lettori e alle lettrici di AmiciziaVera.com chi sei e di che cosa ti occupi nella vita?
Antonio: Ciao a tutti sono Antonio Quaglietta sono un Counselor, un coach, un formatore. Mi occupo ormai da 13 anni dal 2000 di crescita personale, sostanzialmente aiuto singole persone, coppie e gruppi ad accrescere la consapevolezza, a superare difficoltà, a migliorare ciò di cui sono insoddisfatti a gestire meglio le relazioni e i contesti sociali. Lavoro molto su Internet in videoconferenza perché ho scoperto che una sessione di Coaching o di Counseling, erogata con le nuove tecnologie, permette ai miei clienti di stare tranquillamente a casa, in ufficio o nel luogo loro più congeniale e aprirsi ancora di più e meglio al miglioramento personale. Tengo seminari e corsi di crescita personale su diversi argomenti come la comunicazione efficace, la gestione delle emozioni, la motivazione, la gestione delle relazioni o il public speaking in tutta Italia collaborando con diversi istituti. Avendo una forte passione per la condivisione ho fondato RicomincioDaMe.it, una community di crescita personale in cui un gruppo di lettori si confronta liberamente su diversi temi importanti della propria vita.
Marco: La paura è uno dei principali motivi per cui non riusciamo ad ottenere la vita sociale che desideriamo. Ti va di dare ai lettori di AmiciziaVera.com qualche suggerimento per ritrovare il coraggio nel momento del bisogno?
Antonio: Personalmente ritengo che la paura sia davvero il grande nemico da sconfiggere. La paura è un’emozione fondamentale e utile che serve a tutelarci ma, quando scatta in situazioni non realmente pericolose per noi, ci limita. C’è una verità che è fondamentale conoscere, il coraggio non è assenza di paura ma è la nostra capacità volontaria di fronteggiare la paura di agire nonostante la sua presenza per superarla. Qualche sera fa mi ha colpito una frase di un film: “A volte tutto quello che serve sono 20 secondi di imbarazzante coraggio per vivere di felicità.”
Se aspettiamo di non aver paura non agiremo mai, se invece ci diamo quella spinta di un attimo per iniziare l’azione nonostante ci faccia paura, avremo certamente dei risultati. Evitare le situazioni che ci fanno paura alimenta la paura stessa, le da ragione. È utile ripersi questa frase: paura evitata, paura alimentata… Paura affrontata, paura superata!
Marco: Per esperienza personale, il principale ostacolo al raggiungimento dei nostri obiettivi (anche quelli sociali) siamo proprio noi stessi. In che modo la nostra mente ci può impedire di ottenere ciò che vogliamo?
Antonio: La nostra mente è un meraviglioso strumento. Quando siamo noi a gestirla ci permette di capire, pianificare, trovare soluzioni, immaginare per migliorare la nostra vita. Il problema sorge quando è lei a gestire noi proponendoci, di là dalla nostra volontà, previsioni negative, immagini terrorizzanti o pensieri demotivanti e svalutanti (non puoi farcela; gli altri sono migliori di te; sai già come andrà a finire; etc.). Oggi la mia esperienza mi ha insegnato che esistono due vite alternative, il vivere nella mente o il vivere nell’azione. Finché rimango fermo e ascolto ciò che la mia mente mi propone non cambierò mai niente ma quando prendo coraggio e agisco scopro che le previsioni catastrofiche della mente sono solo fantasmi a cui permetto di spaventarmi. Piccole azioni nella direzione del coraggio e di ciò che voglio sono più utili di mille pensieri sulle mie paure e anche della ricerca della grande azione eroica e spettacolare. Piccoli costanti passi nella direzione giusta.
Marco: Le nostre convinzioni e le nostre credenze influenzano il modo in cui percepiamo il mondo che ci circonda. Secondo te, quanto è importante, al fine di ottenere una buona vita sociale, lavorare su noi stessi prima ancora di imparare a socializzare?
Antonio: È molto importante perché se agisco convinto di non riuscire… Farò in modo di fallire. Ho scritto un ebook gratuito, scaricabile sul mio sito intitolato proprio “Convinzioni personali. I pilastri della nostra vita.” Invito i lettori a leggerlo perché il lavoro sulle convinzioni è fondamentale. Le convinzioni di riuscita o fallimento che abbiamo nelle situazioni sociali, ad esempio, determinano le nostre azioni: se vado ad una festa convinto che tutti mi considereranno antipatico, come mi comporterò? Se vado alla stessa festa convinto di essere simpatico e ben voluto da tutti, come mi comporterò? Vivrò la stessa festa nel primo e nel secondo caso? Direi proprio di no.
Iniziare ad avere convinzioni potenzianti e a disfarai delle convinzioni limitanti è l’inizio di una buona vita.
Marco: A volte capita che l’ossessiva ricerca della perfezione ci impedisca di vedere le cose come stanno veramente. Ma fino a che punto dovremmo essere tolleranti nei confronti delle “imperfezioni” delle persone a cui vogliamo bene?
Antonio: Questa è una domanda difficile, penso che essere tolleranti e accettare i punti di forza e le aree di miglioramento nostre e degli altri sia un aspetto fondamentale per avere una vita sociale ricca e variegata. Allo stesso tempo però dobbiamo saper modificare o anche chiudere relazioni per noi dannose. Le relazioni dannose sono quelle in cui ci ostiniamo nonostante ci tolgano energia piuttosto che darcene, ci fanno stare peggio anziché meglio. In questo caso conviene modificare o chiudere la relazione altrimenti il rischio è di perdere tempo, energia e soprattutto fiducia nelle nostre capacità relazionali.
Marco: In una relazione di amicizia sana ed equilibrata, tutte le parti in gioco sono disposte a darsi una mano a vicenda. A volte però le cose sfuggono di mano e si finisce per creare una dipendenza. Quale è, secondo te, il modo migliore per dare un aiuto valido e costruttivo?
Antonio: Tutte le consulenze fatte in questi anni mi hanno insegnato che la dipendenza più pericolosa è la dipendenza emotiva da persone. Mentre nella dipendenza da sostanze o da alcol è facile vedere di avere un problema e di non riuscire a smettere, la dipendenza emotiva viene spesso chiamata “amore”. Il consiglio che do è quello di capire e sentire che l’amore vero in ogni sua forma rende liberi ed energici, la dipendenza rende schiavi e deboli.
Non è vero che frasi come “non posso stare senza lui/lei” o “lei/lui è l’unico che mi fa stare bene” siano segno di sentimenti e relazioni forti, tutt’altro mettono il nostro benessere e la responsabilità della nostra vita nelle mani di un altro. Riconoscere una dipendenza è il passo fondamentale per affrontarla e per evitare di costruire nuove dipendenze.
Marco: A tutti è capitato di sbagliare, soprattutto quando si tratta di amicizia. L’importante è non arrendersi e saper apprendere dai propri sbagli. Quale è, secondo la tua esperienza, uno stato mentale vincente per affrontare un fallimento?
Antonio: Io prego di fare un errore grande ogni giorno… Ma prego di farne sempre di diversi. 😉
Dagli errori si impara bisogna solo farlo nel modo giusto. Evitare la generalizzazione è fondamentale, non perché un amico mi tradisce devo pensare che non esiste l’amicizia o tutti mi tradiranno. Devo imparare a guardare a quel caso specifico. Posso inoltre chiederei cosa ho sbagliato e cosa posso apprendere da quell’esperienza. Trarre sempre insegnamenti positivi e specifici che mi facciano migliorare il modo di relazionarmi è fondamentale. Non fermiamoci mai a giudizi su di noi (sono un fallito, non so relazionarmi, sbaglio sempre tutto) perché sono solo distruttivi e ci paralizzano. Chiediamoci invece cose come: cosa posso apprendere da questa specifica esperienza? Cosa precisamente ho sbagliato? Cosa posso fare per evitare questo mio errore? Come posso migliorare questo specifico aspetto del mio modo di pormi?
Marco: Grazie Antonio per questa intervista. Un’ultima domanda un po’ personale. Diventare un appassionato di PNL e crescita personale che impatto ha avuto sulle tue relazioni di amicizia?
Antonio: La mia passione, che poi è diventata la mia professione, mi ha permesso di capire che non ero una persona timida, ma ero una persona che non si metteva in gioco. Mi ha dato il coraggio all’inizio e la voglia poi di confrontarmi con più persone possibili e ha reso le mie amicizie più ricche e più vere direi. Si pensa erroneamente che imparando a comunicare meglio si perda di autenticità ma questo non è affatto vero, si impara solo a essere se stessi in tanti modi diversi e a capire meglio gli altri superando l’eccessiva concentrazione su noi stessi che è ciò che ci blocca.
Marco il ti ringrazio di questa intervista, spero sia utile a tutti lettori. Auguro a te e ai lettori di AmiciziaVera.com semplicemente il meglio!
Ciao a tutti

Direi che sottoscrivo ogni parola per esperienza autobiografica . Ho iniziato circa 5 anni fa un percorso di PNL Umanistica e lavorando su di me ho cambiato le mie relazioni, azzerato le dipendenze emotive, eliminata la rabbia nei confronti degli altri . Il mio mantra ? Non é possibile insegnare qualcosa a qualcuno finché non é giunto per l'altro il momento di apprenderlo come pure è inutile prendersela con noi stessi per il non tradurre prontamente in azione ciò che la mente ha compreso : il cuore ha altre tempistiche